
PINO DANIELE A 10 ANNI DALLA SCOMPARSA: L’ INFINITO DI UN ARTISTA IMMENSO CHE HA LASCIATO UN VUOTO INCOLMABILE NELLA STORIA DELLA MUSICA. COME E PERCHE’ ACCETTO’ DI TORNARE A NAPOLI A SUONARE PER IL PRIMO SCUDETTO DOPO 6 ANNI DI ASSENZA: L’INCONTRO MAI SVELATO AL ‘BAGARIA STUDIO’ DI FORMIA CHE MI FECE CONOSCERE UN GRANDISSIMO DI NAPOLI!
Sabato 4 gennaio 2025 ha celebrato i 10 anni dalla scomparsa di Pino Daniele (Napoli, 1955-2015), giorno importante per la musica italiana. Perchè ricorda un artista eterno che ha lasciato un segno indissolubile ed un vuoto incolmabile nel panorama artistico del nostro Paese.
Ho atteso 24 ore per dedicargli il mio piccolo aneddoto che avvenne a metà aprile del 1987, poco meno di un mese prima dello Storico primo Scudetto del Napoli.
Andai a Formia per invitarlo a suonare nell’evento ‘Notte per uno Scudetto’ che l’allora direttore di RaiUno Emanuele Milano, si vide proporre da me, giovane giornalista napoletano, scortato da Gianni Minà, il quale presentò l’evento ricordando sul palco dell’Auditorium in Viale Marconi Paolo Paoletti ideatore del primo show della televisione italiana per uno scudetto del calcio!
Gianni conosceva benissimo Pino, per averlo più volte ospitato sia a ‘Blitz’, sia a Mixer programma di Gianni Minoli. Ma nell’84, Blitz era stato cancellato e Minà messo in quarantena dalla Rai, per le bestemmie in diretta di Leopoldo Mastelloni, altro napoletano ‘ emergente’, intervistato da Stella Pende.
Pino rifiutò l’invito di Minà, perchè non voleva essere uno dei tanti nel cast dello show e Gianni, molto amareggiato, mi disse “provaci tu!”
Daniele non poteva mancare nella Notte che Napoli aveva atteso per 60 anni e andai da solo con la mia Mini Morris nera a Formia: speravo mi ricevesse nella casa di Vindicio, a due passi dalla spiaggia, invece fu allo Studio Bagaria fondato da Pino nel 1985 per la registrazione dell’Album FERRYBOAT, doghe di legno alle pareti, la sua ROLAND GR 707, utilizzata con una pedaliera al centro dello studio, come un totem… poche persone, atmosfera ovattata ma per niente formale.
Nel Bagaria Studios erano nati alcuni dei più grandi successi di Pino Daniele: 6 metri per sette e mezzo per tre di altezza e le trombe dei treni che sfrecciavano a fare da sottofondo in segreteria…
Pino mi incontrò, inizialmente senza neanche guardarmi in faccia. E dopo un paio di minuti di presentazione dell’evento, mi zittì con una domanda: “guagliò perchè dovrei venire ad omaggiare una città che non mi ha mai dato niente? Che mi ha costretto a fuggire come hanno fatto Eduardo e Totò, come ha fatto anche Massimo (Troisi) per diventare qualcuno…
Dimmi, perchè avessa venì…?
Rimasi gelato, poi dopo una pausa per riprendere fiato risposi… Perchè saranno in tanti gli scugnizzi che sono rimasti a Porto, quartiere dove sei cresciuto, senza avere la possibilità di scappare. Tu puoi dare una speranza tornando a suonare a Napoli. Sono 6 anni dal concerto a Piazza del Plebiscito. Non si può scappare anche dal Destino…
Pino rimase zitto. Poi come a sfidarmi, disse… “allora vengo, solo se ‘gioco’ da solo al San Paolo. Fate lo show dall’Auditorium ed io mi collego dal San Paolo, dove suono solo io per tutti i napoletani che dici tu. Senza politici, giornalisti, altri artisti o comparse delle solite false celebrazioni di una città persa com’è Napoli!”
Non so dove trovai il coraggio, accettai. Non avevo il potere di farlo ma accettai. Non avevo nulla che potesse garantire quell’impegno, ma accettai.
E fu una delle più belle esibizioni di Pino Daniele davanti a 100.000 spettatori, che resterà nella storia di Napoli di tutti i tempi, di tutti i napoletani del Mondo, di tutti i miei ricordi.
Pino è l’inventore di un nuovo stile da lui stesso denominato ‘tarumbò’ mescolanza di tarantella e blues.
Primogenito di sei figli di un modesto lavoratore portuale, visse in vera indigenza tanto che da bambino non riuscì neppure a comperarsi l’annuale foto scolastica.
Fu tirato via dal basso dov’era nato, dalle zie Lia e Bianca che lo portarono a casa loro in Piazza Santa Maria La Nova. Due ‘zie’ acquisite che gli offrirono una sistemazione decorosa.
Alle elementari presso l’istituto Oberdan, ebbe come compagno di classe Enzo Gragnaniello. Qui Pino si fece notare per l’ordine e la cura di sé.
Appassionato di musica fin da piccolo, si esibì per la prima volta a 12 anni in una festa per bambini dove capì cosa significasse stare su un palcoscenico.
All’Istituto Armando Diaz si diplomò in ragioneria, imparando a suonare la chitarra da autodidatta.
Pino era di un anno più vecchio di me, ma condividevamo le riminiscenze del Settantotto, la contestazione sociale che si era incancrenita negli Anni di Piombo, molte delle istanze che ne guidarono l’espressione artistica.
Con il complesso Batracomiomachia, insieme a Paolo Raffone, Rosario Jermano, Rino Zurzolo, Enzo Avitabile ed Enzo Ciervo, le prime esperienze artistiche. Condivise in Vico Fontanelle alla Sanità dove il gruppo provava, e dove in quegli anni passarono molti dei futuri protagonisti di un’intera stagione della musica napoletana da Corrado Rustici a Edoardo Bennato, gli Osanna.
I figli gli hanno scritto questo pensiero…
“Sono dieci anni che non ci sei più.
Dieci anni in cui sono successe tante cose,
siamo cresciuti, e siamo diventate le persone che siamo
grazie anche a te.
Ci piace immaginarti a volte così, che ci prendi in giro da lassú. Con amore”,
Sara, Cristina, Sofia, Francesco, Alessandro.
Il 1987, l’anno del Primo Scudetto, fu anche l’anno di ‘Bonne Soirée’, un album di rottura apprezzato da musicisti e addetti ai lavori per le sue sonorità internazionali.
Anche stavolta Pino si avvalse di musicisti di altissima levatura: Pino Palladino al basso, Bruno Illiano alle tastiere – unico musicista italiano dell’album, con cui avrebbe registrato rigorosamente dal vivo senza elaboratore – Jerry Marotta alla batteria (allora nella formazione di Peter Gabriel), Mel Collins al sassofono e Mino Cinelu alle percussioni.
Per tutto quanto fatto e significato nella sua vita e carriera, la sua scomparsa provocò fortissime emozioni a Napoli, dove ancora 100mila persone si riunirono in Piazza del Plebiscito la sera del 6 gennaio per commemorarlo cantando le sue canzoni.
I funerali si svolsero in due tappe: la mattina del 7 gennaio 2015 al Santuario della Madonna del Divino Amore a Roma e la sera in Piazza del Plebiscito nella sua Napoli, con una cerimonia all’aperto officiata dal Cardinale Crescenzio Sepe.
Pino Daniele ha composto diverse colonne sonore di film.
Oltre ai 3 film di Massimo Troisi (Ricomincio da Tre, Le vie del Signore sono finite uscito a dicembre 1987 – con cui sonorizzai un servizio per ‘Domani si gioca, Rotocalco di Rasi 3, sulla retrocessione dell’Avellino – e Pensavo fosse amore… invece era un calesse), ha musicato La mazzetta (1978) di Sergio Corbucci, Se lo scopre Gargiulo (1988) di Elvio Porta, Amore a prima vista (1999) di Vincenzo Salemme e Opopomoz (2003) film d’animazione di Enzo D’Alò. Tutti film su Napoli o con un grande legame con Napoli.
Per ‘Mi manda Picone’ (1983) di Nanni Loy, Daniele compose la canzone ‘Assaje’, interpretata dalla protagonista Lina Sastri (le restanti musiche del film affidate a Tullio De Piscopo).
Mentre ‘Je so’ pazzo’ è stata utilizzata colonna sonora per il sogno di uno dei Tre Fratelli nella pellicola di Francesco Rosi (1981); la stessa canzone è presente anche in Maradona, La mano de Dios di Marco Risi (2006), nel momento in cui Maradona arriva a Napoli.
Il 2025 celebrerà anche i 70 anni della nascita di Pino Daniele, il prossimo 19 marzo.
La ‘Fondazione Pino Daniele Ets’ ha lavorato in questi anni per preservare e diffondere l’eredità artistica e umana di Pino. Ideando il sigillo del 70/10 Anniversary, marchio distintivo che garantisce l’autenticità e l’ufficialità delle iniziative.
Innanzitutto il Musicante Award, Premio Pino Daniele. Il Live Music Contest di musica pop rock che offre a giovani artisti che studiano e compongono musica di sviluppare la propria carriera. Concorso che vede il 28 e 29 gennaio prossimi le Live Audition presso la Sala Verdi del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.
A marzo invece uscirà al cinema il film-documentario PINO sulla vita di Pino Daniele. Il progetto di Francesco Lettieri e Federico Vacalebre è prodotto da Groenlandia, Lucky Red e Tartare Film.
Palazzo Reale, a Napoli, ospiterà la mostra Pino Daniele Spiritual, prodotta da COR e a cura di Alessandro Daniele e Alessandro Nicosia.
Infine, il prossimo 18 settembre si terrà in Piazza del Plebiscito a Napoli lo show evento Pino è… il viaggio del musicante.
Molti nomi della musica e dello spettacolo renderanno omaggio all’artista.
Grazie a ‘Nero a metà’ abbiamo appena riscoperto il rapporto tra Pino Daniele e la sua Napoli. Un rapporto unico che va oltre l’appartenenza geografica.
Un rapporto di sentimento, ben più profondo e viscerale.
Le immagini del docufilm ritraggono il quartiere in cui ha vissuto, fino al negozio di via San Sebastiano, la strada della musica, dove Pino aveva ricevuto in dono la sua prima chitarra elettrica professionale dalle sue zie Bianca e Lia.
‘Nero a metà’ ricorda Daniele e il suo talento. E al tempo stesso ripercorre la storia della musica del nostro Paese, la storia dell’evoluzione della nostra città.
Omaggio che guarda spesso al mare, come faceva Pino nelle sue canzoni.
C’è un ultimo omaggio televisivo passato su Rai Storia: Nero Napoletano, programma di musica e società di Ezio Zefferi e di Giuseppe Marrazzo del 1979, in cui si analizzavano quattro diversi momenti tra musica di protesta e la realtà sociale.
Nella nota si legge… Protagonista di questo appuntamento è Pino Daniele: intervistato nella sua Napoli racconta la sua città, il suo amore per la musica, il suo tentativo di mescolare il blues alla musica napoletana.
Sintesi di un artista immenso!